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Fotografia come arte,
fotografia come documento;
il significato morale del vedere
nelle immagini di Gianpiero Mazzoni.
Avvenne tutto in un attimo e il significato di quell’ attimo non cambiò più.
“Lev N. Tolstoj, La morte di Ivan Il'ič"
Certi fotografi scelgono di dedicarsi a un singolo soggetto con tale profondità da arrivare a conoscerlo come veramente desiderano; scavano a fondo in quello che sentono di saper comprendere e riescono a catturarne lo spirito.
Così il fotografo Gianpiero Mazzoni, convinto che la montagna e la terra valtellinese offrano innumerevoli spunti da seguire e documentare, si tuffa nel suo palcoscenico in uno sguardo sereno e allo stesso tempo impegnato, proprio di un artista che ha la massima fiducia nell’uomo e nelle sue azioni.
Mazzoni cerca il luogo e le sue emozioni, “il territorio vissuto”, e con l’obiettivo ne cattura la bellezza e la spontaneità .
Nelle sue immagini c’è il soffio della vita, ma anche il suo schiaffo, entrambi riflessi nella gioia del contadino che lavora il legno e nelle sue mani nodose, erose dall’inquietudine del tempo.
Dotato della capacità di stabilire un rapporto emotivo con i soggetti che desidera ritrarre, uomini, bambini e cose, Mazzoni coltiva questo talento che gli consente di fotografare ciò che vede figurandolo in immagini intime, immagini che riflettono il senso del luogo rappresentato. Un carattere di questa arte risiede quindi nella capacità di fotografare la figura umana facendo risaltare il fatto che essa è compenetrata nel paesaggio fino a fondersi con esso: il risultato della millenaria interazione che si è stabilita tra l’ambiente valtellinese e l’uomo che il luogo, la persona, cosi come la persona il luogo.
Tutti lasciano tracce e sembra che Mazzoni voglia evocarle con la sua macchina e così testimoniare che esse attraversano la natura e la storia.
Scatto dopo scatto, il fotografo dà vita ad un sentiero visivo in cui le immagini realizzano un ritratto compiuto della civiltà valtellinese, dando forma a un vero e proprio mosaico della sua memoria, materiale e spirituale. Le fotografie, testimonianze di cose avvenute e che avverranno ancora, riflettono una profonda comprensione della terra valtellinese, colta nella sua bellezza semplice e popolare fatta di solidarietà e resistenza, legata intimamente alla simbiosi con i cicli naturali.
Osservando questi scatti, lo spettatore ha perciò la felice possibilità di guardare al territorio montano con la stessa sensibilità del fotografo, animato dal desiderio e dalla volontà di voler comprendere che cosa molte generazioni hanno pazientemente costruito e salvaguardato.
Ogni cosa può essere fotografata a patto che l’artista ne rispetti l’essenza, condizione imprescindibile per una arte che pone come obiettivo della sua ricerca estetica la documentazione della realtà sociale. Guidato da una visione esteticamente romantica, Mazzoni vive con grande intensità emotiva il momento dello scatto, attimo in cui il fotografo mette cuore, mente e tecnica. La concentrazione ed il silenzio interiore che precedono quest’istante danno vita ad una fotografia silente, fatta di immagini contemplative. L’artista affronta quindi in maniera riflessiva i soggetti che desidera ritrarre, mirando sempre a conferire ai suoi scatti un significato morale.
Questo atteggiamento mentale va a riflettersi in due particolarità proprie dello stile di questo fotografo: la prima va colta nel fatto che i soggetti parlano all’osservatore grazie agli sguardi e alle azioni che stanno compiendo, la seconda risiede nella scelta stilistica del bianco e nero; l’utilizzo di questa gamma cromatica permette a Mazzoni di sottolineare gli aspetti più intimi del reale, conferendo ad essi una felice aura di bellezza sentimentale.
A dimostrazione del fatto che l’intuizione è il mestiere del fotografo, Mazzoni rivela di avere un occhio che in qualche direzione sa andare immediatamente, una capacità che nella resa finale delle fotografie appare felicemente coniugata allo sviluppo delle capacità tecniche, indispensabili per ottenere la qualità visiva tanto desiderata da questo artista. La tecnica deve misurarsi con tanti fattori e tra di essi c’è innanzitutto la luce, una variabile che nell’ambito del bianco e nero assume una importanza fondamentale perchè il suo probo utilizzo conferisce spiritualità all’immagine.
Mazzoni riesce a incanalarla seguendo l’idea che ha in mente, dando vita a fuggevoli illuminazioni che catturano con un tocco magico l’attenzione dell’osservatore, con il quale si instaura un rapporto emotivo diretto e molto intenso. L’obiettivo dell’artista esplora ambienti e situazioni, ricercando l’equilibrio compositivo in un calcolato gioco di luci e di volumi. Ne risulta un insieme di umanità , una contemporaneità di storie che scorrono parallele e trasmettono informazioni sugli abitanti delle terre montane. La fotografia di Mazzoni, quindi, documenta e interpreta: descrive aspetti del vivere quotidiano cogliendo le emozioni che le diverse situazioni provocano nelle persone e figurando oggetti che non sono solo strumenti di lavoro, ma componenti di un ambiente di famiglia, capaci di riflettere il modo di essere degli individui.
Questa fotografia si nutre del talento di un impareggiabile ritrattista che si sofferma su soggetti dei quali ritrae con delicatezza una postura o un gesto, trovando nella semplicità del quotidiano l’essenza dell’assoluto. L’indagine di Mazzoni, realistica e descrittiva, coglie il significato
profondo della vita e, insieme, quello della sua espressività .
Alberto Bonacina
albertobonacina@libero.